CONSEGNA DEL QUARZO D’ORO ALLA CARRIERA A VITTORIO STORARO

 

Il premio alla carriera 2024 celebra uno dei percorsi artistici più importanti della storia del cinema: Vittorio Storaro, lo scrittore della luce, ha rivendicato la potenza espressiva dell’immagine, il primato del linguaggio visivo, la necessità di esprimere attraverso il colore e la luce – e tutte le loro gradazioni – gli aspetti intimi e psicologici dei personaggi, la temperatura emotiva e le logiche simboliche della messa in scena.

Dal determinante sodalizio con Bernardo Bertolucci alle collaborazioni con Francis Ford Coppola, Warren Beatty, Carlos Saura, Woody Allen, Storaro ha creato un personale dizionario visivo: originale, riconoscibile, potentissimo. Da Il conformista a Ultimo tango a Parigi, da Apocalypse Now a Reds, da L’ultimo imperatore a Dick Tracy, da Tango a La ruota delle meraviglie – solo per citarne alcuni –,
ogni sua scelta figurativa si è rivelata puntuale riflesso di una necessità espressiva volta, attraverso il segno visivo, a produrre senso nel racconto filmico.

Per l’approccio filosofico col quale ha praticato un’arte e una professione, per l’incalcolabile contributo teorico offerto alla Settima Arte, per i leggendari traguardi raggiunti, per lo studio incessante al quale ha dedicato la sua vita, per la poesia e l’emozione che ha regalato e continua a regalare allo spettatore, il premio alla carriera 2024 del festival Le Giornate della Luce, va a Vittorio Storaro.

 

Biografia

Vittorio Storaro nasce a Roma il 24 giugno 1940. Il padre, proiezionista allo Studio Lux Film, lo incoraggia a studiare fotografia. A sedici anni si diploma Maestro Fotografo presso l’Istituto Tecnico Duca d’Aosta e due anni dopo si certifica Cineoperatore del Colore presso il C.I.A.C., diventando uno dei più giovani studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia dove si diploma nella sezione di Ripresa Cinematografica.

Nel 1966 è assistente operatore nel film di Bernardo Bertolucci Prima della Rivoluzione e nel 1968 è per la prima volta autore della fotografia in Giovinezza, giovinezza di Franco Rossi (Nastro d’argento per la migliore fotografia in bianco e nero). Dopo aver lavorato con Dario Argento in L’uccello dalle piume di cristallo, nel 1970 torna a lavorare con Bertolucci in La strategia del ragno: è l’inizio di un sodalizio cruciale segnato da titoli quali Il conformista (1970), Ultimo tango a Parigi (1972), Novecento (1976), La luna (1979). Nel 1979 gira Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, per il quale l’anno dopo vince il suo primo Oscar; il secondo lo ottiene nel 1982 per Reds (1981) di Warren Beatty e il terzo nel 1988 per L’ultimo imperatore (1987) di Bertolucci (anche David di Donatello). Nel 1991 Storaro viene premiato con il Nastro d’Argento e il BAFTA per Il tè nel deserto (1990), mentre nel 1994 ottiene il Nastro d’Argento per Il piccolo Buddha (1993), entrambi di Bertolucci.

Nel 1998 per Tango di Carlos Saura (un altro proficuo sodalizio) vince il Gran Premio per la tecnica a Cannes e il Nastro d’Argento. Nella sua carriera ha collaborato con registi come Luigi Bazzoni (Giornata nera per l’ariete, 1971), Giuseppe Patroni Griffi (Addio fratello crudele, 1971), Fabio Carpi (Corpo d’amore, 1972), Giuliano Montaldo (Giordano Bruno, 1973), Salvatore Samperi (Malizia, 1974), Luca Ronconi (Orlando furioso, 1975), Alfonso Arau (Zapata – Il sogno dell’eroe, 2004) e Woody Allen (gli ultimi cinque film: da Café Society, 2016, a Colpo di fortuna, 2023). Per Francis Ford Coppola collabora anche per Un sogno lungo un giorno (1982), Tucker (1988) e New York Stories (ep. La vita senza Zoe, 1989), con Warren Beatty per Dick Tracy (1990, candidatura all’Oscar) e Bulworth (1998).

È stato il più giovane a ricevere l’American Society of Cinematographers Lifetime Achievement Award e, dopo Sven Nykvist, l’unico premiato che non fosse cittadino americano. Ha ricevuto premi alla carriera, onorificenze e riconoscimenti accademici in tutto il mondo. Si è battuto e si batte perché si usi la dizione “cinematografia” anziché “direzione della fotografia” e aspira al riconoscimento legislativo del diritto di autore per gli autori della fotografia cinematografica.
È autore di un saggio in tre parti, Scrivere con la Luce (2001), capitale contributo all’interpretazione dell’universo Immagine.