{"id":4457,"date":"2022-05-28T11:24:00","date_gmt":"2022-05-28T09:24:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.legiornatedellaluce.it\/?page_id=4457"},"modified":"2022-05-31T10:38:30","modified_gmt":"2022-05-31T08:38:30","slug":"focus","status":"publish","type":"page","link":"http:\/\/www.legiornatedellaluce.it\/2022\/?page_id=4457","title":{"rendered":"FOCUS"},"content":{"rendered":"
Sin dalle origini il cinema ha fatto ricorso ai bambini come interpreti, a volte semplicemente per raccontare il periodo della fanciullezza, altre utilizzando l\u2019infanzia per arrivare a parlare degli e agli adulti.
\nSe durante l\u2019epoca fascista l\u2019opera cinematografica si era imposta come mezzo di propaganda per dimostrare quanto l\u2019Italia fosse felice e florida, con la fine della seconda guerra mondiale il bisogno di parlare
\ndella realt\u00e0 si fece sempre pi\u00f9 necessario ed \u00e8 cos\u00ec che nacque il filone del Neorealismo.<\/p>\n
Dovendo cogliere e trasporre su pellicola la miseria della realt\u00e0 in maniera immediata, i bambini assunsero sullo schermo sempre maggior rilievo: il cinema neorealista voleva mostrare la verit\u00e0, le difficolt\u00e0 della
\nvita quotidiana e la miseria del popolo nel dopo guerra, utilizzando molto spesso attori non professionisti e gente comune, tra cui, appunto, molti bambini, ergendoli a simboli di povert\u00e0 e emarginazione sociale in un\u2019Italia completamente da ricostruire.<\/p>\n
Antesignano tra tutti i registi di quell\u2019epoca che successivamente aderirono al Neorealismo fu Vittorio De Sica che nel 1943 gir\u00f2 I bambini ci guardano,<\/em> pellicola basata sull\u2019intensa interpretazione di Luciano In Sciusci\u00e0 <\/em>(1946) i due giovani protagonisti (Franco Interlenghi e Rinaldo Smordoni) vennero presi letteralmente dalla strada e la pellicola risulta ancora oggi una delle pi\u00f9 palpitanti creazioni del duo Nel 1948 vide la luce forse il manifesto per eccellenza del Neorealismo Ladri di biciclette<\/em> sempre di Vittorio De Sica, che conserva intatta ancora oggi la forza della struggente odissea di Antonio Ricci Bruno, De Sica ripropone una specie di copia de Il monello<\/em>, colpendo lo spettatore con l\u2019espressivit\u00e0 genuina del bambino, fatta anche di piccoli gesti come strette di mano spontanee verso il padre disperato e umiliato dalla vita, quasi come se fosse il bambino stesso in quel momento a ergersi come forza \u201cadulta\u201d che d\u00e0 pace e consolazione.<\/p>\n Un altro regista neorealista che diede molta attenzione alla figura dei bambini fu Roberto Rossellini con la sua Trilogia della guerra antifascista composta da Roma citt\u00e0 aperta<\/em> (1945), Pais\u00e0<\/em> (1946) e Germania anno zero<\/em> (1948): quest\u2019ultima pellicola in particolare racconta le vicende del giovane Edmund Meschke (nome vero dell\u2019attore, incontrato in un circo nel quale si esibiva come acrobata), un ragazzino che nel cumulo di macerie che era la Berlino occupata dagli alleati nell\u2019immediato dopo guerra, vive di espedienti per mantenere il padre invalido.<\/p>\n La fine del Neorealismo si fa solitamente coincidere con l\u2019uscita di Bellissima<\/em> (1951) di Luchino Visconti, con protagoniste Anna Magnani e la piccola Tina Apicella, in una pellicola all\u2019avanguardia in Ma il regista per antonomasia dei bimbi del cinema italiano fu sicuramente Luigi Comenicini, che ha dedicato pi\u00f9 di dieci film all\u2019infanzia, ripercorrendo l\u2019evoluzione storico sociale del paese dal secondo dopo guerra fino agli anni Novanta.<\/p>\n \u201cEvidentemente \u00e8 la mia predilezione costante. Non so perch\u00e9, non \u00e8 un programma che mi sia prefis<\/em>sato (\u2026) Mi sembra che l\u2019infanzia abbia una caratteristica fondamentale, di essere un periodo di grande <\/em> Sono stati molto numerosi, quindi, i piccoli interpreti dei suoi film, a partire dagli scugnizzi sbandati del suo primo lungometraggio neorealista del 1948 Proibito rubare,<\/em> dove un giovane Adolfo Celi divide il ruolo Ovviamente non si pu\u00f2 parlare di Luigi Comencini senza citare Andrea Balestri e il suo ruolo ne Le avventure di <\/em>Pinocchio<\/em> del 1972, ponendo l\u2019attenzione sul rapporto padre-figlio, sullo status di orfano (in questo caso di madre) e sul duplice desiderio di autonomia e dipendenza dei bambini.<\/p>\n Luigi Comencini non abbandon\u00f2 mai la tematica dell\u2019infanzia, nemmeno negli ultimi suoi lavori, come in Un ragaz<\/em>zo di Calabria<\/em> (1987), dove nel finale il regista ci regala un\u2019immagine serena del protagonista, pronto a riscattare simbolicamente il dolore di tutti i bambini dalle vite difficili, incoraggiandoli (soprattutto quelli del Sud Italia) a sperare sempre in un cambiamento migliore.<\/p>\n Durante gli anni Sessanta altri registi provarono ad indagare il rapporto tra genitori e figli, come Mauro Bolognini nel 1962 con Agostino<\/em> e Dino Risi nel 1964 ne Il gioved\u00ec,<\/em> esempi diversi su come trattare l\u2019argomento della genitorialit\u00e0, entrambi riuscitissimi.<\/p>\n Durante gli anni \u201870 la figura del bambino venne inserita anche in numerose pellicole a tinte gialle\/horror, nelle quali spicc\u00f2 la piccola attrice Nicoletta Elmi, che collabor\u00f2 con registi come Dario Argento e Mario Bava. Negli anni pi\u00f9 recenti altri registi utilizzarono l\u2019espediente del punto di vista del bambino, anche e soprattutto per parlare del mondo degli adulti, come ad esempio Mario Monicelli in Parenti Serpenti<\/em> e Lina Wertm\u00fcller in Io <\/em>speriamo che me la cavo,<\/em> entrambi del 1992.<\/p>\n La fanciullezza vista come un momento limitato ed evanescente dell\u2019esistenza umana ma anche come un periodo fondamentale per la crescita di un individuo, ha quindi portato negli anni molti importanti autori del cinema italiano a descrivere i bambini in ogni modo: dolci, sfruttati, emarginati ma anche pestiferi e perversi. D\u2019altronde non bisogna mai dimenticare che i bambini non sono altro che piccoli esseri umani e che in ogni adulto si nasconde ancora quel piccolo individuo, con i dolori e le gioie che l\u2019hanno segnato durante l\u2019infanzia.<\/p>\n <\/p>\n SPILIMBERGO > MARTED\u00cc 7 GIUGNO > ore 20.45 > Cinema Miotto<\/span><\/p>\n DEDICATO A LUIGI COMENCINI<\/strong><\/p>\n PICCOLI ATTORI DEL CINEMA ITALIANO<\/strong><\/p>\n Conversazione con Claudio De Pasqualis, Blasco Giurato e Daniele Nannuzzi<\/strong> A seguire INCOMPRESO di Luigi Comencini<\/strong><\/p>\n <\/p>\n CODROIPO > GIOVED\u00cc 9 GIUGNO > ore 21.00 > Cinema Benois De Cecco <\/span><\/p>\n L\u2019ARMINUTA di Giuseppe Bonito<\/span><\/strong><\/p>\n Luca Pacilio<\/strong> conversa con Alfredo Bert\u00f2<\/strong><\/p>\n <\/p>\n Uno sguardo all\u2019Italia e ai suoi cambiamenti dalla spiaggia, sotto l\u2019ombrellone<\/strong><\/p>\n Il mare e le ferie estive sono da sempre un pilastro della vita e della cultura italiana e fin dalle sue origini il nostro cinema \u00e8 stato uno dei principali narratori degli aspetti tipici dell\u2019italiano \u201cmedio\u201d in vacanza. Nella sua natura di luogo trascendente rispetto alla vita ordinaria, la spiaggia diventa la postazione privilegiata per analizzare il comportamento di un popolo, in questo caso quello italiano, un osservatorio Vediamo l\u2019Italia di inizio secolo grazie allo sguardo retrospettivo di Luchino Visconti con Morte a Ve<\/em>nezia <\/em>(1971), quando la villeggiatura era di lunghi mesi, elegante, aristocratica, piena di ossessioni Agli inizi degli anni \u201950 la ripresa economica avanza e entriamo sempre pi\u00f9 in tempo di commedia, anche se una menzione speciale spetta a La spiaggia<\/em> (1954) di Lattuada, dove la location vacanziera, La voglia di leggerezza contagia tutti, soprattutto il cinema e soprattutto in estate: con i primi segnali di ripresa economica la commedia si appropria del tema balneare e a far da apripista ci pensa Il film di Emmer sar\u00e0 l\u2019esempio per molte delle successive commedie balneari, gli \u201cspiaggiarelli\u201d, in gran parte dei casi pi\u00f9 scanzonati e leggeri rispetto al capostipite. Pinne, fucile e occhiali, tipi da spiaggia e bellezze in bikini, corteggiatori e corteggiate non sempre con successo, in quegli anni approdano sullo schermo Racconti d\u2019estate <\/em>(1958) di Gianni Franciolini, Ferragosto in bikini<\/em> (1960) di Marino Girolami, Diciottenni al sole<\/em> (1962) di Camillo Mastrocinque e il film quasi a episodi Frenesia <\/em> Una delle pellicole pi\u00f9 riuscite del periodo \u00e8 indubbiamente Leoni al sole<\/em> (1961) di Vittorio Caprioli, qui anche attore: in apparenza una commedia ridanciana (con una spassosissima Franca Valeri) ma Il cinema diventa via via rappresentante anche delle prime crepe del Boom, di quell\u2019iniziale benessere che lascer\u00e0 sempre pi\u00f9 spazio alle inquietudini dei cambiamenti che faranno da apripista al malessere Un\u2019attrice importante che a questo periodo deve tantissimo \u00e8 indubbiamente Catherine Spaak, ninfetta scaltra, innocente e crudele al tempo stesso.<\/p>\n Ne La voglia matta <\/em>(1962) di Luciano Salce l\u2019ormai maturo e annoiato ingegnere Ugo Tognazzi incarna perfettamente l\u2019irripetibilit\u00e0 della giovinezza, innamorato della sedicenne Spaak. Il conflitto generazionale Intanto gli anni \u201970 si fanno sempre pi\u00f9 vicini e se da commedia scanzonata gi\u00e0 eravamo passati a una forte vena malinconica, tra la fine e l\u2019inizio del nuovo decennio le tinte diventano sempre pi\u00f9 drammatiche e fosche nonostante il mare a far da contorno.<\/p>\n Nella pellicola L\u2019estate <\/em>(1966) di Paolo Spinola la borghesia ormai \u00e8 allo sfascio morale, la noia e l\u2019inquietudine di una coppia alla deriva su uno yatch al largo nelle acque sempre della Sardegna diventano un pruriginoso triangolo amoroso tra lui, lei e la figlia di lei, ripresentando in chiave diversa e pi\u00f9 drammatica l\u2019attrazione dell\u2019uomo maturo in crisi di mezza et\u00e0 verso il ricordo tangibile della propria giovinezza.<\/p>\n Arriviamo cos\u00ec alla fine degli anni \u201960 e ritroviamo Florestano Vancini con Violenza al sole<\/em> – un\u2019estate in quattro <\/em>(1969), un dramma balneare dai toni malinconici e sognanti in location marittime da incanto, arricchito nel cast dal duo svedese bergmaniano formato da Bibi Andersson e Gunnar Bj\u00f6rnstrand, in un film capace di coniugare il sole e le tenebre: due coppie, un\u2019isola, il sesso, l\u2019amore, l\u2019alchimia e le carte che rischiano di mischiarsi in un gioco pericoloso con un finale omicida.<\/p>\n A cavallo tra gli anni \u201860 e \u201870 il cinema balneare diventa anche sfondo di trame del nostrano genere chiamato \u201cgiallo all\u2019italiana\u201d, pellicole piene di sole e mare che fanno da sfondo a omicidi e indagini, come ad esempio 5 <\/em>bambole per la luna d\u2019agosto<\/em> di Mario Bava del 1970 e Paranoia<\/em> di Umberto Lenzi sempre del 1970. Diversi personaggi si incrociano nella cabina collettiva in un film corale che ci parla da uno spazio delimitato, quasi intimo, nel quale far emergere la propria natura spesso anche animalesca e nel quale tramare le proprie mosse da fare all\u2019esterno, un luogo quindi interiore e non solo inteso come la struttura da spiaggia, che rivela le reali pulsioni e i segreti dell\u2019umanit\u00e0 in questione.<\/p>\n Sergio Citti ci regala una sanguigna, tagliente e a tratti feroce analisi antropologica di una societ\u00e0 di persone modeste, schiette e ingenue, tratteggia in maniera grottesca, naif e sopra le righe le loro miserie, i loro sogni e bisogni, visti con un occhio disilluso ma candido, giudicante quasi, ma con un po\u2019 di amara tristezza. Non \u00e8 raro che molto spesso i film vacanzieri, soprattutto con protagonisti giovani, finiscano con un gran temporale che segna il ritorno in citt\u00e0.<\/p>\n \u00c8 finita l\u2019estate, \u00e8 finita la spensieratezza.<\/p>\n <\/p>\n SPILIMBERGO > MERCOLED\u00cc 8 GIUGNO > ore 20.45 > Cinema Miotto<\/span><\/p>\n Conversazione di Gabriella Gallozzi<\/strong> con Enrico Vanzina e Claudio Zamarion<\/strong> A seguire TRE SORELLE<\/strong> di Enrico Vanzina<\/strong><\/p>\n <\/p>\n SPILIMBERGO > GIOVED\u00cc 9 GIUGNO > ore 21.00 > Cinema Miotto<\/span> A seguire GLI ANNI BELLI<\/strong> di Lorenzo d\u2019Amico De Carvalho<\/strong><\/p>\n <\/p>\n SPILIMBERGO > VENERD\u00cc 10 GIUGNO > ore 10.30 > Cinema Miotto<\/span> Introduce Carlo Gaberscek<\/strong><\/p>\n in collaborazione con La Cineteca del Friuli<\/em><\/p>\n <\/p>\n SPILIMBERGO > DOMENICA 12 GIUGNO > Cinema Miotto<\/span><\/p>\n TUTTE LE NOSTRE ESTATI<\/strong><\/p>\n Video di Oreste De Fornari<\/strong><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Ad altezza di bambino Sin dalle origini il cinema ha fatto ricorso ai bambini come interpreti, a volte semplicemente per […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":0,"parent":0,"menu_order":0,"comment_status":"open","ping_status":"open","template":"","meta":{"footnotes":""},"_links":{"self":[{"href":"http:\/\/www.legiornatedellaluce.it\/2022\/index.php?rest_route=\/wp\/v2\/pages\/4457"}],"collection":[{"href":"http:\/\/www.legiornatedellaluce.it\/2022\/index.php?rest_route=\/wp\/v2\/pages"}],"about":[{"href":"http:\/\/www.legiornatedellaluce.it\/2022\/index.php?rest_route=\/wp\/v2\/types\/page"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"http:\/\/www.legiornatedellaluce.it\/2022\/index.php?rest_route=\/wp\/v2\/users\/1"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"http:\/\/www.legiornatedellaluce.it\/2022\/index.php?rest_route=%2Fwp%2Fv2%2Fcomments&post=4457"}],"version-history":[{"count":2,"href":"http:\/\/www.legiornatedellaluce.it\/2022\/index.php?rest_route=\/wp\/v2\/pages\/4457\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":4495,"href":"http:\/\/www.legiornatedellaluce.it\/2022\/index.php?rest_route=\/wp\/v2\/pages\/4457\/revisions\/4495"}],"wp:attachment":[{"href":"http:\/\/www.legiornatedellaluce.it\/2022\/index.php?rest_route=%2Fwp%2Fv2%2Fmedia&parent=4457"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}
\nDe Ambrosis (Pric\u00f2), sulla sua solitudine e i sui suoi occhi innocenti che osservano dolorosamente la dissoluzione della sua famiglia a causa dell\u2019adulterio della madre. Questo film rappresent\u00f2 per De Sica l\u2019inizio di una serie di film dedicati alla condizione dell\u2019infanzia, come Sciusci\u00e0<\/em> e Ladri di Biciclette, <\/em>magistralmente raccontati anche grazie al sodalizio con Cesare Zavattini.<\/p>\n
\nDe Sica-Zavattini, che con un tocco poetico e delicato documentano la difficile vita di due ragazzini lustrascarpe, la solitudine nelle carceri, una societ\u00e0 che ignora e non comprende le difficolt\u00e0 delle fasce pi\u00f9 povere, ma soprattutto ci viene raccontata la loro amicizia e le loro speranze, incarnate in un favoloso e favolistico sogno di avere un cavallo bianco.<\/p>\n
\ne del suo piccolo Bruno (Enzo Staiola), il dramma di un uomo che vede l\u2019abisso pi\u00f9 cupo scagliarsi sul futuro (di mera sopravvivenza) di suo figlio e della sua famiglia. Roma e i suoi abitanti, il dialetto
\nparlato da tutti, sono lo sfondo ideale della ricerca spasmodica della bicicletta che gli \u00e8 stata rubata, unico mezzo di lavoro che gli permetteva un sostentamento: portando sempre con s\u00e9 il figlio<\/p>\n
\ngrado di anticipare, come succede solo nei capolavori, l\u2019attualissimo tema della forsennata ricerca del successo, qui rappresentata da una madre che tenta di realizzare attraverso la figlia i suoi sogni
\nfrustrati e delusi.<\/p>\n
\nlibert\u00e0 dell\u2019individuo. Il processo attraverso cui l\u2019educazione scolastica e familiare tende a soffocare <\/em>questa libert\u00e0 \u00e8 drammatico. Il solo mezzo per liberare l\u2019infanzia \u00e8 proprio mettersi al suo livello.\u201d<\/em><\/p>\n
\ndi protagonista con un gruppo di bambini napoletani presi direttamente dalle strade per parlare della situazione partenopea del dopo guerra. La bravura di Comencini con gli attori bambini nata con questa pellicola si ripropone nel 1957 con il film La finestra sul Luna Park,<\/em> ma \u00e8 forse con Incompreso<\/em> nel 1966 che il regista tocca la sua vetta pi\u00f9 alta. L\u2019interpretazione di Stefano Colagrande nei panni di Andrea, figlio maggiore di un console, continuamente ignorato dal genitore insensibile che non ne comprende i bisogni e cerca di responsabilizzarlo esageratamente nei confronti del fratellino pi\u00f9 piccolo, rimane dolorosamente scolpita nei ricordi di chiunque abbia visto questa pellicola. Incompreso<\/em> diede il via al filone dei cosiddetti \u201clacrima movie\u201d italiani, tra i quali \u00e8 da ricordare anche L\u2019ultima neve di primavera,<\/em> un film del 1973 diretto da Raimondo Del Balzo.<\/p>\n
\nin collegamento Cristina Comencini, Francesca Comencini e Carlo Calenda<\/strong>
\ne con Simone Giannozzi<\/strong> e la partecipazione straordinaria di Giovanna Ralli<\/strong><\/p>\n
\n<\/h3>\n
Cartoline dall\u2019Italia<\/h3>\n
Luci e ombre dei film sulle vacanze<\/h3>\n
\nL\u2019idea di un certo tipo di villeggiatura si \u00e8 sviluppata e modificata nel corso della storia del nostro paese e il cinema ne \u00e8 stato lo specchio principale, raccontando le vacanze prima come occasione destinata a\u00a0 pochi privilegiati, poi come momento di spensieratezza di massa durante gli anni del Boom economico per diventare poi teatro di inquietudini borghesi di una societ\u00e0 in cambiamento o palcoscenico di gialli e thriller negli anni \u201870.<\/p>\n
\nspeciale per scrutare i modelli di vita vacanzieri prima di una stretta cerchia di personaggi abbienti e poi delle masse, che porteranno la vita balneare estiva a diventare simbolo incontrastato sia in positivo che in negativo di una parte della nostra italianit\u00e0.<\/p>\n
\ndecadenti in una Venezia raffinata ma gi\u00e0 fragile; grazie a Valerio Zurlini ci immergiamo nel 1943 col il suo intenso Estate Violenta<\/em> (1959) e sulle spiagge di Riccione ritroviamo il ritratto di un\u2019Italia
\nbenestante che cerca di crearsi un piccolo angolo di paradiso, lontana dagli scempi della guerra, con amori contrastati e intensi ma purtroppo con la realt\u00e0 che inevitabilmente busser\u00e0 nella vita di tutti.<\/p>\n
\nluogo di riposo e divertimento, viene usata per mettere in mostra il perbenismo e il moralismo ipocrita della medioborghesia di quegli anni, pronta a puntare il dito e a giudicare un\u2019amorevole madre in vacanza la cui unica colpa \u00e8 quella di essere una prostituta.<\/p>\n
\nLuciano Emmer con Domenica d\u2019agosto<\/em> (1950), un film neorealista quasi documentaristico nel quale si incrociano le storie di una variegata fetta di popolazione romana che abbandona la citt\u00e0 per recarsi in massa a Ostia in cerca di refrigerio.<\/p>\n
\ndell\u2019estate <\/em>(1964) di Luigi Zampa.<\/p>\n
\nche nasconde una malinconia quasi struggente, con echi felliniani a quei vitelloni riminesi qui visti come dei leoni marini di Positano, pigri e furbi, rappresentanti del bestiario maschile estivo che decide
\ndi passare il tempo tra l\u2019ozio e la conquista amorosa, per poi tornare sul finire dell\u2019estate alle proprie speranze frustrate e ai sogni traditi.<\/p>\n
\neconomico e morale dei decenni successivi, con Dino Risi in testa a tutti con Il sorpasso<\/em> (1962) e L\u2019om<\/em>brellone <\/em>(1965), in queste due pellicole perfetto narratore dell\u2019italianit\u00e0 in crisi. Nella prima trattegger\u00e0
\nil profilo di due uomini soli, il loro atteggiamento speculare durante un viaggio in macchina che sar\u00e0 pi\u00f9 che altro un rito di passaggio di un ragazzo che ha paura di crescere e di un uomo che non \u00e8 voluto
\ncrescere, mentre nella seconda stravolger\u00e0 le risate da commedia balneare trasformandole in un inquietante weekend insieme a Enrico Maria Salerno, giunto in Riviera per andare a trovare la moglie (Sandra
\nMilo) in villeggiatura, circondata da personaggi superficiali immersi in riti sociali ipocriti, con il carnaio sulle spiagge e le canzonette a tutto volume sparate da ogni altoparlante, crisi di coppie e discorsi inutili
\nper riempire un vuoto intellettuale imbarazzante e pi\u00f9 che mai attuale.<\/p>\n
\n\u00e8 lampante tra lui con la sua Spider e il figlio in collegio e la compagnia di lei, in vacanza, dedita solo ai festeggiamenti e alla spensieratezza; lui borioso e grottesco, spesso paternalista ma pronto a subire angherie e umiliazioni pur di sentirsi ancora giovane, lei leggera e capricciosa o, pi\u00f9 semplicemente, ancora giovane.
\nRitroviamo Catherine Spaak in un film di Florestano Vancini, La calda vita<\/em> (1964), ambientato in Sardegna tra Cagliari e Villasimius, in uno spaccato sui nuovi giovani dell\u2019epoca, sempre pi\u00f9 divisi tra interessato materialismo e sentimenti puri, dove innocui giochi di seduzione tra coetanei e il solito quarantenne malato di lolitismo, porteranno a tragiche conseguenze.<\/p>\n
\nChiudiamo gli anni Settanta con un film del 1977: \u00e8 sempre domenica, \u00e8 sempre agosto, siamo sempre a Ostia, ma non stiamo pi\u00f9 parlando delle atmosfere dolceamare del neorealismo di Luciano Emmer da cui siamo pratica mente partiti, ma di Casotto<\/em> di Sergio Citti. Il \u201cCasotto\u201d, lo spogliatoio comune balneare, \u00e8 l\u2019unico luogo scenico dell\u2019azione ma anche metafora della grande confusione dell\u2019Italia degli anni \u201870.<\/p>\n
\nPi\u00f9 ci allontaniamo dagli anni d\u2019oro del cinema italiano, pi\u00f9 inizia a nascere un\u2019operazione nostalgica nel ripensare alle vacanze dei favolosi anni Sessanta: \u00e8 quello che far\u00e0 Carlo Vanzina nel suo fortunato Sapore di mare<\/em> del 1983, che apre il filone vacanziero degli anni Ottanta. Partendo da una vacanza estiva del 1964 a Forte dei Marmi, il regista intreccia le storie di diverse famiglie e in particolar modo dei loro figli, per poi mostrarceli diciotto anni dopo, nel 1982, ormai cresciuti e inseriti nella societ\u00e0. \u00c8 il momento per fare i conti di quel che \u00e8 rimasto delle loro lontane promesse, ormai solo amari ricordi.<\/p>\n
\nGabriella Gallozzi<\/strong> conversa con Lorenzo d\u2019Amico De Carvalho<\/strong>
\ne la straordinaria partecipazione di Mariagrazia Cucinotta<\/strong><\/p>\n
\nFilm GIORNATE DI SOLE di Guido Galanti<\/strong><\/p>\n